L’uso delle plastificatrici si è esteso nel tempo a macchia d’olio, sull’onda della crescente domanda di mercato di queste macchine che si rivelano utilissime sia a casa che in ufficio.
Ciò si spiega con le esigenze private e lavorative di preservare dalle insidie del tempo e dell’usura documenti, foto e qualsiasi altro supporto cartaceo o sintetico.
Proprio per l’enorme assortimento di plastificatrici presenti sul mercato non sempre la scelta si rivela facile, anche perché questi macchinari differiscono per tipologia, dimensioni e ‘modus operandi’.
Differenze e classificazioni
La principale differenza che si riscontra nell’ampio ‘vivaio’ di plastificatrici in commercio va ricercata nel metodo di plastificazione che può essere a caldo o a freddo.
In tal caso si parla rispettivamente di plastificatrici vere e proprie e laminatori in grado di lavorare grossi formati, anche a livello industriale.
Ma la classificazione in macchine che funzionano a caldo o a freddo non è l’unico elemento distintivo.
Infatti, vi sono altri fattori che determinano un ulteriore ‘distinguo’.
A pouche o a bobina?
In questa sede ci concentriamo su due tipologie di plastificatrici, che attengono essenzialmente al metodo operativo e al tipo di accessori utilizzati nell’iter di laminazione: le plastificatrici a pouches e a bobina.
Premesso che l’obiettivo di queste macchine è lo stesso, a prescindere dalla tipologia, ossia proteggere dall’usura, nonché dalla contraffazione, foto e documenti rinforzandoli e abbellendoli anche sul piano prettamente estetico e professionale, andiamo a scoprire le principali differenze fra modelli a pouches e a bobine.
Plastificatrici a pouches: le più ‘corteggiate’
Sono, senza dubbio, le più popolari e diffuse, come si evince dalle statistiche di mercato.
Ormai sono onnipresenti sia in casa che in ufficio, ma anche in azienda o nei negozi, a prezzi sempre più competitivi.
Ma cosa s’intende per pouches?
In questo tipo di plastificatrice la pouche è la materia prima utilizzata nel processo di laminazione, prevalentemente a caldo.
Con questo termine tecnico si indicano le buste o tasche di plastica, solitamente aperte su 3 lati, utilizzate per plastificare.
Il documento o la foto vengono inseriti all’interno della pouche che, poi, viene ‘fagocitata’ dalla macchina nell’atto di plastificare.
Alcune pouches, in numero variabile, vengono generalmente fornite nel kit d’acquisto della macchina, mentre successivamente possono essere acquistate in pacchi di ricariche facilmente reperibili in commercio.
Le pouches presentano spessori diversi, a seconda del tipo di plastificazione più o meno ‘robusta’ che si vuole ottenere.
In fase di acquisto lo spessore delle pouches è quantificato in micron, un valore che dà la misura della consistenza del prodotto.
Più rulli = più qualità
Come dicevamo, la scelta delle plastificatrici a pouches è davvero smisurata, anche perché sono le macchine più popolari e vendute.
A far volare le vendite di questi articoli intervengono due fattori chiave: la compattezza e il basso costo.
Oggi è possibile, infatti, acquistare ovunque, anche online, una buona plastificatrice a pouche per la casa o per l’ufficio a poche decine di euro, con risultati sorprendenti per prestazioni e qualità.
Basta guardarsi intorno per ‘pescare’ il top in fatto di offerte di mercato, fra i marchi più affidabili si segnalano Fellowes, Intey, Abox e molti altri.
Si parte da macchine ad uso domestico, le ‘smart’ dal minimo ingombro a 2 rulli, comodamente riponibili sulla scrivania di casa, per arrivare a dispositivi più evoluti dotati di un maggior numero di rulli, fino a 6.
Considerato che nella plastificatrice i rulli hanno il ruolo base di far aderire perfettamente la pouche al supporto, va da sé che più rulli ha la macchina più alta è la qualità, in quanto si otterrà una plastificazione più omogenea e un’ottima resa finale.
Plastificatrici a bobina: il segreto sta nel…film
Diversamente dai modelli a pouches, le plastificatrici a bobina utilizzano degli specifici film adesivi, anche di grandi dimensioni, che si prestano soprattutto a lavorazioni industriali e nei server di stampa.
Ma perché si chiamano a bobina?
Il motivo del nome sta nel fatto che i film adesivi utilizzati per plastificare vengono venduti in bobine, appunto.
I film possono essere a caldo o a freddo, a seconda del collante impiegato nel processo di laminazione.
Qual è la differenza?
In genere, il film a caldo è più adatto per i supporti cartacei, in quanto il collante si fonde meglio con il supporto ad alte temperature, conservando un ottimo livello di trasparenza.
Il film a freddo, invece, come nelle laminatrici a pouches, si presta piuttosto al trattamento di prodotti sintetici e poco porosi, senza il rischio di pieghe o macchie.
Le plastificatrici a bobina che utilizzano film a caldo sono ideali per la plastificazione di depliant, brochure, listini o ricettari nella modalità ‘fronte-retro’ o su un solo lato per quanto riguarda le copertine.
In alternativa, svettano fra i top di gamma le plastificatrici a bobina professionali Rollpasta di Tosingraf, non per tutti però, dato il prezzo sopra i 4000 euro.
Qual è meglio?
Dal confronto fra le due tipologie non si evince il meglio o il peggio, bensì una differenza sostanziale nelle prestazioni che fanno propendere per i modelli a pouches o a bobina non in termini comparativi, ma in base agli utilizzi previsti.
Come detto, infatti, gli ambiti preferenziali dei due tipi di macchine non si scontrano, ma attengono ad ambiti diversi che fanno preferire l’una o l’altra a seconda degli usi.